Un capolavoro di Presepe!

Un capolavoro di Presepe!

“Te piace ‘o presepe?”

Molti ricordano Natale in Casa Cupiello anche per via della celebre domanda, un vero tormentone, che il memorabile Eduardo De Filippo rivolge insistentemente al figlio.

Il presepe è il protagonista della commedia tanto nota, ma lo è anche nelle nostre case durante il mese di Dicembre poiché esso è uno dei simboli più importanti e antichi del Natale.

Il presepe (o presepio) è la rappresentazione della nascita di Gesù, che ha avuto origine da tradizioni medievali, all’inizio prevalentemente italiane.

Questa usanza nacque all’epoca di San Francesco d’Assisi che nel 1223 realizzò a Greccio la prima rappresentazione della Natività, dopo aver ottenuto l’autorizzazione da papa Onorio III.

Nel Quattrocento l’iconografia del presepio, su impulso di ciò che aveva fatto Francesco a Greccio, ben presto passò dall’ambito prettamente artistico a quello popolare, soprattutto all’interno delle chiese, nelle quali la rappresentazione della nascita di Gesù, con le statuine ed elementi tratti dall’ambiente naturale, diventò un rito irrinunciabile. Specialmente nelle regioni dell’Italia centrale.

La tradizione del presepe si diffuse anche durante tutto il XVI secolo ed arrivò nel Regno di Napoli trasformandosi in una vera e propria arte.

L’arte presepiale napoletana si è mantenuta tutt’oggi inalterata per secoli, divenendo parte delle tradizioni natalizie più consolidate e seguite della città.

Il presepe è una rappresentazione ricca di simboli. Alcuni di questi provengono direttamente dal racconto evangelico. Sono riconducibili al racconto di Luca la mangiatoia, l’adorazione dei pastori e la presenza di angeli nel cielo. Altri elementi appartengono ad una iconografia propria dell’arte sacra: Maria ha un manto azzurro che simboleggia il cielo, San Giuseppe ha in genere un manto dai toni dimessi a rappresentare l’umiltà.

Magi invece derivano dal Vangelo di Matteo e dal Vangelo armeno dell’infanzia. In particolare, quest’ultimo fornisce informazioni sul numero e il nome di questi sapienti orientali: il vangelo in questione fa i nomi di tre sacerdoti persiani: Melkon (Melchiorre), Gaspar (Gaspare) e Balthasar (Baldassarre), anche se non manca chi vede in essi un persiano (recante in dono oro), un arabo meridionale (recante l’incenso) e un etiope (recante la mirra). Così i re magi entrarono nel presepe, sia incarnando le ambientazioni esotiche sia come simbolo delle tre popolazioni del mondo allora conosciuto, ovvero EuropaAsia e Africa.

Tuttavia, alcuni aspetti dei presepi di oggi derivano da tradizioni molto più recenti. Il presepe napoletano, per esempio, aggiunge alla scena molti personaggi popolari, osterie, commercianti e case tipiche dei borghi agricoli, tutti elementi palesemente anacronistici. Questa è comunque una caratteristica di tutta l’arte sacra, che, almeno fino al XX secolo, ha sempre rappresentato gli episodi della vita di Cristo con costumi e ambientazioni contemporanee all’epoca di realizzazione dell’opera.

Essendo il Presepe un fenomeno culturale, si è diffuso nei vari Paesi del Mondo con aspetti differenti, a seconda delle caratteristiche culturali, etnico-ambientali, climatiche, etc.

Esso, anche se conserva invariata l’idea di ricreare la scena della nascita di Gesù, si serve, nella sua rievocazione, di stili, di ambientazioni e di materiali diversi.

In Italia, le diverse tradizioni presepistiche regionali si differenziano per i diversi materiali utilizzati tra cui la terracotta, il legno, la plastica, il cartone e il materiale sintetico e per l’ambientazione, urbana o di campagna, spesso ispirata al paesaggio locale.

Per le varie parti della realizzazione, dalla minuscola suppellettile agli sfondi e agli scenari, l’intervento di artisti e artigiani specializzati ha conferito ai presepi un aspetto sempre più realistico.

Il presepe napoletano ad esempio, o partenopeo, è diffuso in tutta l’Italia meridionale, caratterizzandosi per lo sfarzo, la spettacolarità, l’affollamento di figure, l’ambientazione urbana, la riproduzione di scene molto elaborate.

La vera portata e il lascito culturale del presepe napoletano risiedono nel realismo delle sue rappresentazioni. Non è più solo un simbolo religioso, ma uno strumento descrittivo, identificativo e unificante della comunità di appartenenza, nella sua dettagliata composizione.

Vi è, inoltre, un’altra importante rappresentazione della natività che ancora oggi vede coinvolte intere comunità di paesi specialmente nel Sud Italia: la tradizione del presepe vivente. Sulla scia della prima rievocazione francescana questa tradizione si è presto diffusa in tutta la penisola. Nel presepe vivente viene proposta una breve rappresentazione teatrale che raffigura, in una scenografia dedicata, la nascita di Gesù.

Il presepe ivi rappresentato, seppur figlio dell’antica tradizione presepistica napoletana, sia per la spettacolarità che per la dovizia di particolari, presenta anch’esso caratteristiche tipiche del luogo in cui si trova. Inoltre, vi é una certa contemporaneità negli elementi riprodotti che esalta la realisticità della scena ritratta.

Questo capolavoro di presepe si trova in Molise, nell’abitazione di una famiglia del borgo marinaro di Termoli, realizzato nell’arco di un anno e mezzo circa, al fine di portare nel cuore della propria casa il momento più magico dell’anno.

Hanno chiesto a noi di Creative Motion di realizzare un video ricordo prima che questa maestosa costruzione fosse riposta in attesa del Dicembre prossimo e per noi è stata un’occasione piacevolissima quanto magica.

Abbiamo cercato di catturare con la nostra camera tutto ciò che a noi ha colpito e incantato, cercando di trasmettere anche quella gaiezza tipica di quando si sta davanti al presepe e all’albero di Natale.

Anche, Goethe nel suo “Viaggio in Italia” del 1787 fu piacevolmente colpito dall’arte presepiale del Bel Paese, tanto che lo descrisse così:

« Ecco il momento di accennare ad un altro svago che è caratteristico dei napoletani, il Presepe […] Si costruisce un leggero palchetto a forma di capanna, tutto adorno di alberi e di alberelli sempre verdi; e lì ci si mette la Madonna, il Bambino Gesù e tutti i personaggi, compresi quelli che si librano in aria, sontuosamente vestiti per la festa […]. Ma ciò che conferisce a tutto lo spettacolo una nota di grazia incomparabile è lo sfondo, in cui s’incornicia il Vesuvio coi suoi dintorni. »

E per dirla con le parole del grande Eduardo :

“Io faccio il presepio perché quando avevo i figli piccoli, lo facevo… Sapete, era un’allegrezza… E anche adesso che sono grandi, io ogni anno debbo farlo… Mi sembra di avere sempre i figli miei piccoli… Sapete… anche per religione. È bello fare il presepio…”.

Eduardo De Filippo, Natale in casa Cupiello, 1931

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